Perchè una Psicoterapia

 

La maggior parte di noi si rivolge a un terapeuta con il desiderio di cambiare e la richiesta implicita di non cambiare: è proprio con questo paradosso che la psicoanalisi dialoga continuamente. Quando si parla di cambiamento, non bisogna pensare a un modellamento del paziente per opera della psicoterapia, a una trasformazione che modifica la nostra personalità sostituendola con una più "adatta", o a un’usurpazione dei nostri modi di essere “noi stessi”. Tutt’altro. Un percorso terapeutico mira a facilitare l’accesso a una più ampia gamma di stati del sé, a creare una relazione flessibile fra questi stati, fra i diversi modi di essere di una persona, il che vuol dire anche ritrovare e riconnettersi con quelle parti che per qualche motivo sono state messe da parte o non hanno avuto possibilità di svilupparsi. Questa flessibilità è ciò che permette a un essere umano di affrontare le richieste sempre mutevoli della vita con creatività e spontaneità; è ciò che conferisce a un individuo la straordinaria capacità di negoziare tra carattere (stabilità) e cambiamento, di rimanere se stesso nel cambiamento. La salute, in quest'ottica, non consiste nell’integrazione del sé in una personalità unitaria: la salute è la possibilità di rimanere negli spazi tra realtà del sé diverse senza rinunciare ad alcuna.

Questo consente anche uno scambio più autentico con la soggettività degli altri. Senza questa flessibilità, infatti, le altre persone sono solo attori della rappresentazione mentale di una qualsiasi delle realtà che definiscono lo stato del sé di quel momento: «se tutto quello che hai è un martello, tutto il resto deve diventare un chiodo» (P.Bromberg)

Un sentimento di benessere e di positività, il piacere dell’autostima, il senso del proprio “valore” personale emergono, a partire dai primi istanti di vita, come conseguenza delle risposte che riceviamo dagli altri e che creano un'esperienza non-verbale di “sintonia” con la nostra percezione immediata. Questa particolare forma di piacere sorge grazie alla risonanza tra il nucleo della propria immediata esperienza personale e le reazioni degli altri, proviene cioè da un’armonia fra gli stati interiori e il mondo esterno. Il piacere compare quando le risposte dell’altro mostrano un riconoscimento della nostra realtà personale, di quel complesso di sentimenti, immagini, ricordi, che viene avvertito da ognuno di noi come il proprio nucleo di esistenza personale.

 
Chi conosce i fantasmi dice che essi desiderano venire liberati dalla loro vita di fantasmi per poter riposare come antenati. In quanto antenati continuano a 'vivere' nella generazione presente; in quanto fantasmi sono costretti a 'infastidire' con le loro ombre la generazione presente. Alla luce del giorno dell’analisi i fantasmi dell’inconscio ritrovano riposo e sono ricondotti alla pace degli antenati.
Così un presente tormentato dal passato può diventare un presente arricchito dal passato

(H. Loewald, cit. in S.Mitchell)

Narciso. Caravaggio (1597-99)

Non sempre le nostre storie possono contare su esperienze del genere, andando invece incontro a risposte più o meno esplicite di disconferma e invalidazione, fino a esperienze più chiaramente traumatiche. Le parti di sé che non ricevono convalida dall'ambiente esterno vengono precocemente messe da parte, per adattarsi ai legami più significativi con le figure di riferimento. Questo può interferire con lo sviluppo di un senso di sé e delle relazioni positivo, autentico, soddisfacente, dando origine a un malessere che può restare silente, in uno stato di equilibrio adattivo e funzionale, finché uno o più eventi scatenanti, esterni o interni, non ci mettono di fronte alla necessità di fermarci e dare ascolto a questi segnali di difficoltà e disagio. Rivolgersi a uno specialista è un diritto e un'opportunità che diamo a noi stessi e, eventualmente, ai nostri figli, che in qualche modo si troveranno a fare i conti con le problematiche lasciate in sospeso dai genitori.

Spesso solo chi ha fatto o sta facendo un percorso psicoterapeutico, o chi conosce la lunga e rivoluzionaria storia delle teorie psicoanalitiche, riesce a spiegare, o almeno a spiegarsi, in cosa esso consista e quanto complesse siano le dinamiche che stanno dietro una “tecnica” apparentemente semplice e banale. 

modelli teorici in cui ho scelto di formarmi affermano con decisione come ognuno di noi nasca e sia costituito dall'insieme delle sue relazioni, che strutturano l'organizzazione attuale del nostro modo di essere. Così anche la sofferenza, o la psicopatologia, non è collocata all’interno del paziente, ma all’interno delle sue relazioni. Questo vuol dire che le relazioni sono sia co-determinanti nell’origine del malessere, sia il contesto in cui maggiormente il malessere trova espressione nel corso della vita, sia, infine, il luogo privilegiato per la cura del malessere stesso. Ecco perché tale cura può avvenire solo all’interno di una nuova relazione, stavolta “terapeutica”. Un processo simile è impossibile da innescare da soli: richiede necessariamente la presenza di un'altra persona. E anche il prezioso aiuto di un amico, con i suoi consigli e la sua vicinanza, il più delle volte non è sufficiente, perché manca di conoscenze e studi approfonditi sulla natura e lo sviluppo della sofferenza psichica, e perché, in quanto parte dello stesso sistema e meccanismo affettivo che è oggetto del problema, manca degli strumenti per monitorare i propri meccanismi personali in gioco e trasformare questa partecipazione in uno scambio che abbia la caratteristica di essere “terapeutico” per l’altro.

Il lavoro richiede nei fatti molto impegno e la collaborazione attiva della persona che chiede aiuto, e come spesso succede quando si toccano equilibri che sono esistiti per molto molto tempo e che sono stati funzionali a volte per la sopravvivenza stessa, può prevedere anche momenti difficili, di caos e apparente “peggioramento”, in attesa del graduale e silenzioso stabilirsi di equilibri nuovi e dell’emergere di nuove organizzazioni affettive, affianco alle vecchie che, purtroppo o per fortuna, è difficile se non impossibile sradicare del tutto, ma che possono diventare più consapevoli, meno rigide e meno esclusive.

I tempi di una psicoterapia sono per lo più lunghi, ma non interminabili, e non determinabili in partenza per il semplice fatto che sarà il paziente stesso, insieme al suo terapeuta, a definire via via i propri obiettivi e il senso da dare a quell’esperienza terapeutica nella propria vita e nella propria quotidianità.